A tale paragone ciceroniano è stato dagli studiosi di impostazione filologica attribuito un senso meramente ‘pittorico’, declassandolo a una sorta di vezzo stilistico atto a caratterizzare un’affinità di paesaggi e atmosfere tra due amene conche circondate da una corona di monti.
Di converso, alla luce di più recenti cognizioni storico-religiose della cultura di Roma Antica, possiamo ipotizzare che una siffatta similitudine Velinus-Tempe facesse risuonar nella mente d’un cives romanus del I secolo a.C. ben altri significati. Invero, sentendo parlare di “Valle di Tempe” il Romano andava ad associare, ripescandolo dal bagaglio della propria formazione culturale, il seguente racconto mitico di fondazione: nella notte dei tempi la Valle di Tempe non esisteva, ossia era tutta sommersa dalle acque; poi fu il Dio Poseìdon, Signore delle Acque, a squarciare la costa, sicché le acque precipitarono fuori e lasciarono affiorare le splendide terre della valle… Non vi sembra che tale mito ricordi paro paro la vicenda storica della bonifica della Conca Velina tramite lo sbancamento delle Marmore, che le principali fonti storiografiche attribuiscono all’opera del console M. Curio Dentato…
In definitiva, tale ‘paragone’ serviva a un processo di mitopoiesi dell’opera compiuta storicamente, quindi a una sorta di ‘sacralizzazione’; per di più, il dio romano che ha analoghe attribuzioni del dio greco Poseìdon è giusto Nettuno; e infatti sulle sponde del residuo Lacus Velinus, in corrispondenza più o meno dell’attuale Villa Bosco, sull’odierna costa nord-occidentale del lago di Piediluco, sorgeva un tempio dedicato a Nettuno; tant’è che col passare all’era cristiana, il tempio di Nettuno divenne chiesa di San Nicola (protettore dei naviganti), o San Nicolò; oggi, purtroppo, sia del tempio romano che della chiesa cristiana successivamente edificata, non restano consistenti vestigia archeologiche; di converso, è rimasta traccia toponomastica nella nomenclatura del ramo di Nord-Ovest del lago di Piediluco che lo mette in comunicazione col canale efflussore verso la cascata delle Marmore, detto per l’appunto ramo di San Nicolò.